L’associazione Change the Game ha fatto scoppiare la bolla omertosa del mondo della ginnastica ritmica presentando, nella sede della Stampa Estera a Roma, un dossier contenete le denunce di 194 ragazze raccolte da metà ottobre sui presunti abusi psicologi. Al momento sono coinvolte 15 palestre italiane e le testimonianze arrivano da parte di bambine e ragazze di età compresa tra 8 e 22 anni. I racconti portano alla luce maltrattamenti, body shaming, privazioni alimentari, discriminazioni, percosse, allenamenti di sei ore per atlete piccolissime, spesso anche isolate dalle coetanee e dal sistema scolastico, atlete infortunate costrette a gareggiare ugualmente. Ovviamente le accuse riguardano anche alcuni genitori che in diversi casi non hanno denunciato pur sapendo la situazione, nella speranza di avere una figlia proiettata verso il successo. Sappiamo quanto sacrificio, determinazione, costanza e passione occorra per arrivare ad alti livelli, ma non bisogna confonderle con le parole disagio, prevaricazione, turbamento, dolore. Senza falsa ipocrisia siam consci che, oggi come oggi, per competere nelle gare internazionali, dove le atlete sono portate ai massimi livelli, occorra corrispondere a canoni estetici estremi e produrre performance oltre la perfezione. Mi chiedo a quale prezzo, forse quello dell’oro olimpico.
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