Nell’ultima conferenza stampa, Mario Draghi, ha parlato di Erdogan definendolo, giustamente, un dittatore e poi, forse a bassa voce, ha annunciato a che a giugno è previsto lo sblocco dei licenziamenti in Italia. La notizia è stata “soffocata” abilmente dallo schiamazzo derivato dallo scontro con la Turchia, della mancata poltrona a Ursula von der Leyen e del ‘sofagate’. I licenziamenti previsti per il 30 giugno prossimo sono giustificati da Bankitalia e la Corte dei Conti. Un’eventuale proroga del blocco potrebbe solo danneggiare aziende e ripartenza del Paese. Un’ipotesi che i sindacati continuano ad avversare in nome di una necessaria pace sociale tanto più in un momento di pandemia che crea incertezza, tanto più che l’Istat ha certificato che con la pandemia si sono persi 800mila posti di lavoro. Considerando la situazione dei lavoratori in Italia, dell’occupazione già precaria pre pandemia, dell’incapacità di creare nuovi posti di lavoro e ricollocare i dipendenti, non vedo un futuro. Ancora una volta saranno i lavoratori, che non si sono affatto arricchiti dalla pandemia, a farne le spese. Complimenti!
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