Soumahoro è il sindacalista che si era presentato alla camera con gli stivali infangati per empatizzare con i lavoratori dei campi. Successivamente eletto deputato di Sinistra italiana e Europa Verde, su candidatura di Fratoianni e Bonelli, viene poi ospitato nei talk show di Formigli come uomo di punta, perché la Procura ha aperto un’indagine nei confronti della moglie e della suocera indagate sulla gestione di due cooperative di migranti, sicuramente non in modo limpido. I giornalisti fanno il loro lavoro e trovano fotografie riprese da instagram, della moglie intenta a farsi selfie con borse e valigie Louis Vuitton, abiti e accessori costosi come una Santanché qualunque. Alla domanda “Non pensa che questo lusso ostentato da sua moglie possa stridere con la sua immagine di lotta alla povertà?”. La risposta è stata: “Quello che fa mia moglie è il diritto alla moda”. Ora, il discorso non è improntato su come e quanto spendi per vestirti ma sul fatto che ci sono introiti poco chiari e che ad essere coinvolte sono proprio due persone a stretto contatto con il sindacalista. Voglio dire, se dovessi rincasare con dei sacchetti di Gucci, Prada, per esempio, mio marito una domanda se la porrebbe, o perlomeno direbbe “dove minkia li hai presi i soldi?”. Non facciamo la morale sul lusso e sull’alto profilo esibito dalla consorte ma, permettetemi di puntualizzare, sulla frase per difenderla. Il diritto alla moda. Conoscevo il diritto al lavoro, allo studio, alle cure mediche, ma quello sulla moda proprio mi mancava. Grazie, perché non si finisce mai d’imparare, ma una cosa la voglio aggiungere, “Soumahoro, hai avuto la possibilità di parlare davanti alle telecamere, (non tutti ce l’hanno) di farti le tue ragioni, di spiegare, e soprattutto di prepararti a domande che sapevi ti sarebbero state poste. Hai sprecato una chance, un’altra. Scusami ma sorrido per quel tuo “diritto alla moda” pare uscito dal copione de “Il diavolo veste Prada”.
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