Per praticare la pesca occorre pazienza, non sempre le reti sono colme di pesci che ripagano la fatica di un intera giornata, lo sanno bene i 18 pescatori partiti da Mazara del Vallo da novanta giorni prigionieri in Libia, tenuti in ostaggio dal signore della guerra Khalifa Haftar. La mediazione è difficile. Ad ogni apparente punto di svolta sembra che i negoziatori debbano ricominciare da capo. Il generale Haftar sta giocando la carta dello scambio di prigionieri, quattro libici arrestati in Sicilia cinque anni fa, condannati a 30 anni ciascuno in primo e in secondo grado a Catania per la morte in mare di 49 migranti nel 2015. Uno scambio impraticabile per l’Italia. Dunque quale sarà la soluzione per riportare in Italia i pescatori che si trovano in stato di fermo in una caserma di Bengasi, città costiera dell’est della Libia?
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