La mia vignetta del sabato per il gruppo Sputnink è dedicata al diritto di abortire, alla scelta e al dramma di molte donne.
Marzo 2021. Un parlamentare repubblicano del Texas ha presentato una proposta di legge shock che consentirebbe di condannare a morte le donne che abortiscono. “Oggi ho presentato la HB 3326 per abolire l’aborto in Texas”, dichiara su Twitter il deputato del Grand Old Party Bryan Slaton. Ma la battaglia di alcuni Stati contro l’aborto non si ferma al Texas. L’Arkansas ha approvato una nuova legge che di fatto introduce un divieto pressoché totale, consentendolo solo “per salvare la vita della madre in caso di emergenza medica”. Sarà illegale invece interrompere gravidanze che siano conseguenza di stupro o di incesto.
Anche in Polonia è in vigore la norma che vieta l’aborto, perfino in caso di malformazione del feto, rendendo l’interruzione di gravidanza illegale. Il provvedimento era stato approvato da una sentenza della Corte Costituzionale ad ottobre 2020, ma sospeso nella sua entrata in vigore per via delle imponenti manifestazioni di protesta che hanno attraversato tutto il paese.
India. La società indiana vieta l’aborto, anche se è stata in passato molto tollerante con i trasgressori. Nel paese viene spesso praticato l’aborto selettivo di feti di sesso femminile. A tal proposito dal 1994 sono stati vietati gli esami prenatali che permettono di conoscere il sesso del nascituro e di conseguenza anche le malformazioni. Tuttavia sono molti i medici disposti ad ignorare la legge, anche perché raramente viene comminata una pena ai trasgressori. L’elenco dei paesi in cui l’aborto è praticamente vietato è lunghissimo.
L’aborto a San Marino è illegale. Gli articoli 153 e 154 del codice penale condannano con la reclusione da tre a sei anni ogni donna che abortisce, ogni persona che la aiuta e che lo procura. L’interruzione di gravidanza non è consentita nemmeno in caso di stupro, incesto o malformazione del feto. Per effettuare l’aborto, le donne sammarinesi devono pertanto a rivolgersi di nascosto (per evitare l’incriminazione penale) ai consultori e agli ospedali esteri (generalmente al vicino ospedale di Rimini), sostenendo personalmente anche tutte le spese sanitarie, pari a circa 2.000 euro, che non vengono rimborsate dal servizio sanitario sammarinese. Oggi in Italia la donna può richiedere l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) entro i primi 90 giorni di gestazione per motivi di salute, economici, sociali o familiari. Dal 1978 questo intervento è regolamentato dalla Legge 194/78.
La situazione in Italia: sul sito del Ministero della Salute si evince innegabilmente che l’aborto è un diritto validato da una legge. Ancora oggi questo diritto talvolta tende a vacillare sotto lo scacco degli obiettori di coscienza, di strutture sanitarie carenti e movimenti politici dissidenti. Infatti, dal 1978 ad oggi -ossia dalla conquista del diritto all’aborto- non sempre la Legge 194 ha trovato la sua piena e concreta applicazione, rendendo il diritto all’aborto un diritto a volte tradito. Non bisogna andare troppo indietro nel tempo per trovare un lampante esempio di quanto il diritto all’aborto continui ad essere minato: il consiglio regionale delle Marche, guidato dal centrodestra, il 26 gennaio 2021 ha respinto a maggioranza una mozione presentata da Manuela Bora (Pd) sull’applicazione della legge 194 e sul diritto di abortire. La mozione della consigliera del Pd nasceva dall’elevato numero di obiettori di coscienza, in contrasto con le linee guida del ministero della Salute, dato che le strutture che somministrano la pillola abortiva ad oggi sono tre: dislocate ad Urbino e San Benedetto del Tronto.
La consigliera, dopo aver incalzato l’assessora alle Pari Opportunità Giorgia Latini (Lega), da sempre contraria all’aborto, si è vista recapitare 1.450 pannolini, tanti quanti le interruzioni di gravidanza registrate in Regione nel 2019. La maggioranza di centrodestra alla guida della Regione resta quindi ferma sulle sue decisioni e non intende seguire le indicazioni del ministero. Per Carlo Ciccioli (il capogruppo di Fdi), le richieste della consigliera Pd sono “una battaglia di retroguardia che aveva un senso negli anni ’60. In questo momento di denatalità, la battaglia da fare oggi è per la natalità”. La Regione Lazio è stata la prima a volere un concorso pubblico solo per medici non obiettori. Nonostante tutto però gli ospedali che praticano l’interruzione volontaria di gravidanza sono limitati: in tutto il Lazio le strutture che effettuano IVG sono tra il 30% ed il 70%. Le regioni in cui questo valore supera il 70% sono: Sardegna, Toscana, Liguria, Veneto e Valle D’Aosta.
La conclusione a questo lungo discorso, che meriterebbe pagine di approfondimento è il seguente: nasceranno figli non voluti, figli che ricorderanno a chi li ha partoriti le violenze subite, gravidanze obbligatorie che hanno lo scopo di punire ulteriormente la donna, celate spesso da un retrogrado pseudo cattolicesimo. Ah, un ultima cosa, le donne non rimangono incinte da sole, non si riproducono per partenogenesi!
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