“L’Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore. Qui ho appreso la passione per la libertà. Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un Paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare. Per poter compiere questa nuova scelta di vita, ho rassegnato oggi stesso le mie dimissioni da ogni carica sociale nel gruppo che ho fondato. Rinuncio dunque al mio ruolo di editore e di imprenditore per mettere la mia esperienza e tutto il mio impegno a disposizione di una battaglia in cui credo con assoluta convinzione e con la più grande fermezza…” Così iniziava, il 26 gennaio del 1994, il discorso del Cavalier Silvio Berlusconi che annunciava il suo ingresso in politica. Il seguito, vabbè, lo sappiamo tutti. Passano gli anni e i processi, la gente dimentica velocemente ed ecco che riappare, tra botox e fondotinta, il caimano! L’obiettivo è il posto da Presidente della Repubblica, Mattarella infatti, nonostante le innumerevoli richieste, non vuole concedere il bis. Così, spalleggiato da Fratelli d’Italia della Meloni e dalla Lega di Salvini, Berlusconi firmerà il referendum per l’elezione diretta del presidente della Repubblica.
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